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"Il presente testo rappresenta il primo tentativo di spiegare a un lettore occidentale una materia indubbiamente difficile [...]. È naturale, data la difficoltà e il mistero che circonda quest'argomento, che in India gli stranieri non siano riusciti a comprendere i Mantra. Tuttavia, non si poteva saltare alla conclusione che si tratta di 'insignificanti superstizioni'. Tale è la tesi della mente inferiore che pensa: 'Ciò che non capisco, sicuramente non ha senso'. Il Mantra è sicuramente privo di senso per coloro che non ne conoscono il significato [...]. Quando mi accostai per la prima volta allo studio di questo Shastra, lo feci con la convinzione che in India non ci siano più pazzi di quanti ne esistano nell'ambito di altri popoli: al contrario, questa terra aveva prodotto intelligenze che (come minimo) eguagliavano quelle che si possono trovare altrove. Dietro alla pratica ottusa, quale indubbiamente esiste in qualche grado nella moltitudine di seguaci di ogni fede, ero certo che dovesse esservi un principio razionale, dal momento che, nel complesso, gli uomini non continuano attraverso le epoche a fare ciò che di per sé non ha significato [...]. Non rimasi deluso. Il Mantra-Shastra, ben lungi dall'essere ciò che veniva descritto come un 'borbottio senza senso', val bene un attento studio che, se intrapreso seriamente, è in grado di dischiudere qualcosa di prezioso alle menti libere dalla superstizione, inclini alla metafisica." (Arthur Avalon). Prefazione di T.M.P. Mahadevan.